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Tonino Puddu

Pierangelo Bertoli nel ricordo di Tonino Puddu.

 di Rosalba Satta

Una domenica di alcuni mesi addietro,  mio fratello Sandro, sapendo del mio innamoramento musicale per Pierangelo Bertoli, mi fece ascoltare “Non potho reposare” cantata da Bertoli e da Tonino Puddu, direttore del coro “Su nugoresu”.

Che bella accoppiata!, pensai prima ancora di ascoltare la canzone.  Il fatto è, che anche nei confronti di Tonino Puddu ho sempre provato- inizialmente condizionata dall’affetto sincero che mio padre sentiva nei suoi confronti-, una immediata simpatia . E una stima cresciuta nel tempo, dettata non solo dalla  sua innegabile professionalità che gli consente di raggiungere i risultati che merita , ma anche perché è capace, come pochi, di stabilire una relazione , di comunicare  emozioni. Che diventano mie. Nostre. Di coloro che lo ascoltano. E’ una di quelle belle persone che , a incontro terminato – sia esso musicale o no - è capace di lasciarti dentro l’anima, insieme alla dolcezza della sua musica, la consapevolezza che è possibile , quando si ha lo sguardo terso e il passo fermo, cambiare in meglio questo mondo  dominato, troppo spesso, dal pressappochismo ,  dall’indifferenza ,dal protagonismo a tutti i costi e costi- quel- che costi.

Da un certo punto di vista Tonino Puddu  potrebbe essere definito un uomo all’antica : quelli che, ahinoi, stanno scomparendo… perché pare che  non sia più di moda  essere persone perbene, capaci di ascoltare , di rapportarsi agli altri, di condividere con gli altri la parte migliore di sé.

Lui è , in sintesi, una persona positiva. E poiché credo nella forza dell’energia , parlare con lui è bello. Ha senso.

Ricordo che, dopo aver ascoltato - e gustato - “Non potho riposare” , pensai che , prima o poi, gli avrei chiesto di parlarmi del suo rapporto con Bertoli …per sapere se quell’ incontro aveva, in qualche modo, aggiunto - così come è accaduto a me- una nota alla sua vita. Ne ero certa , ma mi sarebbe piaciuto saperlo da lui.

L’altro ieri , via Internet, gli ho scritto. Gli ho chiesto di raccontarmi qualcosa e di mandarmi, qualora le avesse, alcune foto.

Ecco la sua risposta.

Risposta che mi sarebbe piaciuto leggere - come premessa - nel  libro di Domenico Mangiardi “Pierangelo Bertoli”.

L’avrebbe certamente impreziosito.

  

Cara Rosalba,

innanzitutto ti chiedo scusa per il ritardo con cui ti rispondo, ma ero
fuori Sardegna per lavoro, comunque eccoci qui.
Ti mando qualche foto con Bertoli durante il concerto all’anfiteatro di
Nuoro nel maggio del 2002. (dimmi se vanno bene come risoluzione)
Io conobbi Bertoli molto tempo prima, durante le sue escursioni a Nuoro per
concerti e collaborazioni varie con festival. E’ facile parlare bene di un
uomo col quale eri sempre a tuo agio, che mai e poi mai ti faceva sentire o,
men che meno, pesare il fatto che fosse un artista importante e di
riferimento per coloro che credono nei valori della vita, a prescindere dal
responso del "pubblico" o dei mass-media.

 Ecco che, allora, quando avevi l’occasione di fare qualcosa con lui, ti sentivi anche tu artista a tutto tondo. Il rispetto che ti dimostrava era completo, la posizione sul palcoscenico era assolutamente paritaria. Non dimenticherò mai quando, cantando "Non potho reposare" col mio coro (ricordi? lui faceva il solista, gli Istentales accompagnavano con gli strumenti e il coro "Su Nugoresu" lo abbracciava in un grande semicerchio) quando toccava a noi cantare la seconda strofa, quasi per non toglierci la platea, girò la sua carrozzina e, spalle al pubblico,ci dedicò tutta la sua attenzione, si mise una mano sul petto e, credimi,una lacrima gli solcò il viso. 

La vedemmo solo noi e fu uno di quei segni che nessuno ti potrà mai portare via, un regalo che mi faceva senza chiedere nulla in cambio. E alla fine dell’esecuzione, quando lo abbracciai, mi disse: "… sei grande, tu e i tuoi ragazzi. Fin che puoi fai partecipi anche gli altri di queste emozioni, ma non permettere mai che te le tolgano dal cuore."

Era un vero artista Pierangelo, un vero uomo, che la sofferenza aveva reso
forte nello spirito e nella mente. Poteva essere tranquillamente tuo
fratello, il tuo amico, il tuo compagno di avventure, il tuo compagno di
scuola. 

Toccavi quasi con mano una sorta di complicità, di comprensione
totale di tutto ciò che gli dicevi e che spesso non facevi in tempo a
dirgli; ti ascoltava con attenzione e talvolta sembrava che ti anticipasse
in ciò che stavi per dire, ma avevi la forte sensazione che era la
condivisione di una purezza di sentimenti fuori dalle logiche del "mercato"
dello spettacolo. 

Aveva voglia di parlare di amicizia, di sentimenti, di
cose comuni, della Sardegna, della sua terra e della sua gente. E ti
sembrava davvero, alla fine, di far parte , tu e lui, della stessa gente.

E’ facile dire che non lo dimenticherò, che gli ho voluto e gli voglio bene;
e come me gli vogliono bene i ragazzi del mio coro. Ma alcune cose che ci
siamo detti e alcune situazioni che abbiamo vissuto nell’intimità del
cerchio del Coro, permettimi di portarle nel cuore, senza condividerle con
nessuno.

Per le foto

http://www.rosalbasatta.it/puddu.htm