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1977 CGD |
1. Rosso colore |
ROSSO COLORE [P.A. Bertoli - A. Borghi] Caro amico, la mia lettera ti giunge da lontano, dal paese dove sono a lavorare, dove son stato cacciato da un governo spaventoso che non mi forniva i mezzi per campare; ho passato la frontiera con un peso in fondo al cuore e una voglia prepotente di tornare, di tornare nel paese dove son venuto al mondo, dove lascio tante cose da cambiare. E mi son venute in mente le avventure del passato, tante donne, tanti uomini e bambini, e le lotte che ho vissuto per il posto di lavoro, i sorrisi degli amici e dei vicini ; e mi sono ricordato quando giovani e felici andavamo lungo il fiume per nuotare, e Marino il pensionato ci parlava con pazienza, aiutandoci e insegnandoci a pescare. Caro amico, ti ricordi quando andavo a lavorare, e pensavo di potermi già sposare, e Marisa risparmiava per comprarsi il suo corredo, e mia madre l'aiutava a preparare; ed invece di sposarci tra gli amici ed i parenti, l'ho sposata l'anno dopo per procura, perché chiusero la fabbrica e ci tolsero il lavoro e ci resero la vita molto dura. Noi ci unimmo e poi scendemmo per le strade per lottare, per respingere l'attacco del padrone; arrivati da lontano, poliziotti e celerini caricarono le donne col bastone; respingemmo i loro attacchi con la forza popolare, ma, convinti da corrotti delegati, ci facemmo intrappolare da discorsi vuoti e falsi, e da quelli che eran stati comperati. E mi viene da pensare che la lotta col padrone è una lotta tra l'amore e l'egoismo, è una lotta con il ricco, che non ama che i suoi soldi, ed il popolo che vuole l'altruismo; e non contan le parole che si possono inventare, se ti guardi intorno scopri il loro giuoco: con la bocca ti raccontano che vogliono il tuo bene, con le mani ti regalan ferro e fuoco. Caro amico, per favore, tu salutami gli amici, ed il popolo, che è tutta la mia gente; sono loro il vero cuore, che mi preme ricordare, che rimpiango e che mi ha amato veramente; verrà un giorno nel futuro che potremo ritornare, e staremo finalmente al nostro posto, finiremo di patire, non dovremo più emigrare perché un tale ce lo impone ad ogni costo. E salutami tua madre, dai un abbraccio a tua sorella, chissà come sarà grande e signorina; e lo so, sarà bellissima come son le nostre donne, sanno vivere con forza che trascina; ma - le hai mai guardate bene? - ti sorridono col cuore, negli sgardi non nascondono timore, dove sono però uniche è sul posto di lavoro, son con gli uomini e si battono con loro. Ho pensato tante volte che c'è un senso a tutto questo, quest'amore non ci cade giù dal cielo; ma parlando della vita, e pensando al mio paese, mi è sembrato come fosse tolto un velo, e mi pare di sapere, e finalmente di capire, nella vita ogni cosa ha un suo colore, e l'azzurro sta nel cielo, ed il verde sta nei prati, ed il rosso è il colore dell'amore, e l'azzurro… (ecc.) |
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1967 |
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UN LUPO DI MARE [P.A. Bertoli ] Ho attraversato un deserto di statue per giungere solo alla foce di un fiume Il mare era pieno solo di alghe marcite La barca che presi era fatta di carta, la vela una vecchia bandiera ingiallita Un giorno era stata un inno alla vita La meta era forse la terra promessa, la sponda però era oltre quel mare Il vento era un soffio talmente leggero che presi il coraggio e mi misi a remare Il remo un serpente mordeva le mani, la nave correva su strani binari Un chiaro bagliore spezzò in due la notte e all'occhio arrossato fu luce un istante Distante due passi una nave sorella, scaldò questa vista il cuore al viandante Brillò la visione di immenso calore e l'uomo sorrise e chiamò questo, amore La luce si spense in un lungo lamento lasciando di nuovo nel buio la mente Il mare sfogò la sua ira in tempesta Già vecchio il viandante sfidava il presente La vela sbatteva e su un fondo sbiadita spiccava una scritta: un inno alla vita. |
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UN'ALTRA VOLTA [P.A. Bertoli ] Ho amato pazzamente una ragazza E lei aveva gli occhi di velluto Mi amava solo quando le pareva, a volte le ero quasi sconosciuto Ma aveva l'oro fino nella voce, è stato bello quando l'ho vissuto Mi ha regalato un treno di pensieri, un treno di poemi mai sentiti Ho consumato tutto ciò che avevo e tutti i suoi rifiuti li ho patiti Mi ha fatto visitare le montagne, mi ha presentato a morti e seppelliti Domani è un altro giorno e corro ancora a visitare l'universo Cosa porterà quest'altro amore So soltanto che sarà diverso, so soltanto che lo voglio ancora Anche se poi ho combattuto e infine ho perso Io penso che ho il diritto di sbagliarmi e di sbagliarmi ancora un'altra volta A rinunciare vince la paura e di paura ce ne ho avuta molta Ma vivere significa lottare e allora la paura non importa Domani è un altro giorno. |
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VEDERE IL QUARTIERE [P.A. Bertoli ] Vedere il quartiere con occhi diversi Provare a guardarlo giù in tutte le case Andare col vento su per le finestre, sentirne gli umori che ne escono fuori È come scostarsi un peso dal cuore, è come scoprire che esiste l'amore Sapere che i muri son gonfi di vita che sta prorompendo con forza infinita Son mille caselle uguali tra loro se guardi di fuori ti sembra inumano Ma dentro ai quartieri esiste un volere, unirsi lottare per vivere bene Un popolo immenso che sciama per via Che corre in città dalla periferia, che vive, lavora per vivere a stento ma può trasformare l'intero universo Un cupo nemico gli vuole negare persino il diritto di stare a campare Ma con la sua forza che tutto produce il popolo lotta e va verso la luce Vedere il quartiere in fondo al suo cuore, sentirsi la voglia di averlo migliore Provare la voglia di scendere in piazza, unirsi alla gente, cercar la ragazza In tutto il quartiere c'è un popolo intero che vuole la vita in un mondo più vero. |
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PER TE [P.A. Bertoli - M. Dieci] Ho scritto mille canzoni di uomini ho costruito castelli di musica ho raccontato decine di favole, versi dolcissimi, rabbie incredibili, ma non ho fatto mai la musica per te. Ho respirato amore che usciva da te ed ho capito cose perché tu vivevi i tuoi giorni con me. Vorrei offrirti dei giorni impossibili dove la guerra è vinta dai popoli dove non crescono alberi inutili, miseri esseri, privi di scrupoli che non permettono la tua felicità. Ma il tempo ci è alleato e giorno verrà, chi ti ha rubato tanto un giorno lo so, io lo so, pagherà. Non posso darti che questa mia musica tutto l'amore che sento pensandoti, dirti le cose che provo stringendoti le bocche tacciono, …e non ci sei che tu. |
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IL CENTRO DEL FIUME [P.A. Bertoli ] Figure di carta che devono nuovi pensieri E fragili miti creati dal mondo di ieri disperdono giovani forze sottratti al domani Lasciando distorte le menti e vuote le mani Consumi la vita sprecando il tuo tempo prezioso Raggeli la mente in un vano e assoluto riposo Trascorri le ore studiando le pose già viste Su schermi elettronici di false riviste E tieni le orecchie tappate agli inviti del suono E questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo Deciso a sfuggire il tuo tempo che soffia e ribolle Non abile a prendere il passo di un mondo che corre Coraggio è soltanto una strana parola lontana Tu cerchi rifugio in un pezzo di canapa indiana Il sesso che prendi con facile e semplice gesto Rimane ancora e di nuovo soltanto un pretesto E ancora nascondi la testa alla luce del sole Il sesso è scoperto però hai coperto l'amore E tieni le orecchie tappate… Fai parte di un gregge che vive ignorando il domani E corri da un lato e dall'altro ad un cenno di cani Il mito di un lupo mai visto ti ha fritto il cervello E corri perfino se il branco ti porta al macello E dormi nel centro del fiume che corre alla meta E niente che possa turbare il tuo sonno di seta Qualcuno ti grida di aprire i tuoi occhi nebbiosi Ma tu preferisci annegare in giorni noiosi Non senti che ti stanno chiamando con voce di tuono E questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo. |
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UN TEMPO D'ORO [P.A. Bertoli ] Orribili minacce, ricatti di paura Gli spettri della fame mostrano al figura Serpenti di terrore, spasimi ancestrali Dall'interesse sgorgano i vecchi e i nuovi mali Vuoti concetti mistici che aspettano le sere Orde di false regole, feroci come fiere, rimbalzano alle orecchie, incidono il cervello Confondono la morte, col canto di un uccello Ho visto nei miei sogni un tempo d'oro dove la vita si misura col lavoro Dove pensare è un facile momento, dove tu vivi libero di fuori e di dentro urla di nuove vittime, nei tempi e nelle scuole massacri di innocenza compiuti con parole ammorbano la luce, falsificano i sensi, riempiono gli stomaci con fate e con incensi cadono sulle genti oceani di fuoco colmano di miserie la notte, il giorno e il vuoto fremono di egoismo seguaci dell'orrore, impudici profeti dell'ora del dolore ho visto nei miei sogni un tempo d'oro dove la vita si misura col lavoro Dove pensare è un facile momento, dove tu vivi libero di fuori e di dentro Che ne sarà dei servi i nuovi pretoriani Il giorno che dovranno a nascondere le mani Che gocciolano sangue e sparano il cannone Le loro sporche mani che servono il padrone Un giorno canteranno milioni di fucili, cadrà il burattinaio che gli teneva i fili Senza chi spara ordini incapaci di pensare Non troveranno più davanti a chi strisciare ho visto nei miei sogni un tempo d'oro dove la vita si misura col lavoro Dove pensare è un facile momento, dove tu vivi libero di fuori e di dentro |
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LA LUNA SOTTO CASA [P.A. Bertoli - A. Borghi] La luna è sotto casa, ma non la prenderò; non cerco la fortuna che un giorno mi lasciò; non mi appartiene il sogno, non cerco falsità: la vita è una battaglia fatta per la verità. Ti lascio ai tuoi pensieri, ai tuoi santoni indù, ai mondi di parole, al vuoto che vuoi tu; ai tuoi guerrieri pazzi che dormono con te, che corrono sull'erba di un giardino che non c'è. Mi hai chiesto di venire nel tuo castello blu con gli occhi nelle tasche, coi piedi sotto in su; ho fatto del mio meglio per stare insieme a te, ma tu facevi tutto per non stare insieme a me. La tua foresta muta non dà la libertà, la voce si è smarrita, ma un giorno parlerà; e sopra alle tue spalle la polvere cadrà, vorrai tornare indietro, ma ritorno non sarà. La luna è sotto casa, ed io la lascio a te: se cerco qualche cosa la voglio perché c'è; ti lascio ai tuoi guerrieri, ai tuoi santoni indù, ai dogmi di una fede tra il suicidio e la virtù. E non m'importa niente se un giorno soffrirai, se a furia di sognare tu ti distruggerai: sei polvere, sei neve, hai solo falsità; io ho una cosa grande, lotto per la libertà. |
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BALLATA PER L'ULTIMO NATO [P.A. Bertoli ] Un bimbo raccoglie nel morbido viso l'amore che strappa il sorriso La madre lo copre con oro ed argento e muore per farlo contento Il padre si arma per fargli di scorta montando di guardia alla porta Amato, protetto, coperto di lana, la vita è tenuta lontana E passa quei giorni contento e beato perché non conosce il peccato E niente lo sfiora e niente gli accade nutrito soltanto di fiabe Allora la vita ti segna la faccia cambiandoti giorno per giorno E ad ogni esperienza ti lascia la traccia che tu non raccogli all'intorno Poi passano gli anni, finisce alla scuola e cambia per tutti alla fola L'amico più brutto, l'amico più bello e quello di un altro livello E nella sua mente germoglia il pensiero Distingue già il rosso e il nero Impara la storia, il nome dei santi, impara ad odiare i briganti E quando il nemico verrà alla partita la patria ti chiede la vita La patria, la legge, la fede, l'onore è fumo che chiamano amore Allora la vita ti segna la faccia… C'è un uomo che passa su un bolide rosso, ti schizza del fango da un fosso Se il vescovo parla in un giorno di festa tu devi chinare la testa Per il tuo padrone, per il tuo signore, sei merce di scarso valore Sei forza, lavoro, dai piedi alla chioma sei solo una bestia da soma Venduta la mente per quattro parole, avuto il tuo posto nel sole E quando tu parli non è la ragione, sei solo un juke-box a gettone Allora la vita ti segna la faccia… Hai preso una moglie, è nato un germoglio, lo guardi con tenero orgoglio Sarà accarezzato, nutrito, difeso quell'angelo appena disceso Andrà alla tua scuola, avrà il tuo pensiero, Berrà dal tuo stesso vangelo E come suo padre farà la trafila, andrà a ingrossare le fila Avrà i suoi padroni, avrà i suoi maestri, un mucchio di sogni modesti E come suo padre juke-box a gettone starà nel suo bravo cantone Allora la vita ti segna la faccia… |