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1981 |
1. Cent'anni di Meno |
Cent'anni di meno (P.Bertoli) Stesi nell'erba tra i fiori di campo Persi a narraci future fortune coi sensi colmi di voglia di vita In tasca solo speranza infinita E una fiducia infinita nel seno Quando avevamo cent'anni di meno Quando una donna era fatta di nebbia e dalle labbra stillava rugiada Da quella bocca spandeva all'intorno Inni alla nascita nuova del giorno E i suoi capelli odoravan di fieno Quando avevamo cent'anni di meno Mille cannoni perduti da un bacio Noi credevamo alla pace nel mondo Bastava un dolce sorriso, uno sguardo Tutti abbracciati in un bel girotondo Anche al diluvio davamo il suo freno Quando avevamo cent'anni di meno Oltre i confini di un chiaro orizzonte nascevan solo mattini di pace La fame, il freddo, la tetra miseria o il malgoverno di qualche incapace Tutto sfumava in un cielo sereno quando avevamo cent'anni di meno Luce accecante ci entrava negli occhi e dipingeva di rosa il cammino Gli sfruttatori, gli schiavi del vizio o i giustizieri di un vecchio ronzino Li lasciavamo fuori dal treno Quando avevamo cent'anni di meno Sopra alle sponde di un lago di pane noi portavamo l'intero creato Poi cantavamo canzoni all'amore Nudi tra gli alberi ai bordi di un prato, paghi d'amore col cuore ripieno Quando avevamo cent'anni di meno Sotto alle stelle in un bar dentro casa senza deciderci ad andare a dormire Noi volavamo su Marte o la Luna felici solo di starci a sentire E credevamo a un domani sereno Quando avevamo cent'anni di meno. |
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Pescatore (P.Bertoli-M.Negri) Getta le tue reti, buona pesca ci sarà e canta le tue canzoni che burrasca calmerà pensa, pensa al tuo bambino al saluto che ti mandò e tua moglie sveglia di buon mattino con Dio di te parlò con Dio di te parlò Dimmi, dimmi mio Signore, dimmi che tornerà l'uomo mio difendi dal mare dai pericoli che troverà troppo giovane son io ed il nero è un triste colore la mia pelle bianca e profumata ha bisogno di carezze ancora ha bisogno di carezze ora Pesca, forza, tira pescatore pesca e non ti fermare poco pesce nella rete lunghi giorni in mezzo al mare mare che non ti ha mai dato tanto, mare che fa bestemmiare quando la sua furia diventa grande e la sua onda è un gigante la sua onda è un gigante Dimmi, dimmi mio Signore, dimmi, se tornerà quell'uomo che sento meno mio ed un altro mi sorride già scaccialo dalla mia mente, non indurmi nel peccato un brivido sento quando mi guarda e una rosa egli mi ha dato una rosa lui mi ha dato Rosa rossa, pegno di amore rosa rossa malaspina nel silenzio della notte ora la mia bocca gli è vicina no per Dio non farlo tornare dillo tu al mare è troppo forte questa catena io non la voglio spezzare io non la voglio spezzare Pesca forza tira pescatore, pesca non ti fermare anche quando l'onda ti solleva forte e ti toglie dal tuo pensare e ti spazza via come foglia al vento che vien voglia di lasciarsi andare più leggero nel suo abbraccio forte ma è così cattiva poi la morte è così cattiva poi la morte Dimmi dimmi mio Signore, dimmi che tornerà quell'uomo che sento l'uomo mio quell'uomo che non saprà che non saprà di me, di lui e delle sue promesse vane di una rosa rossa qui tra le mie dita di una storia nata già finita di una storia nata già finita Pesca, forza tira pescatore, pesca non ti fermare poco pesce nella rete lunghi giorni in mezzo al mare mare che non ti ha mai dato tanto mare che fa bestemmiare e si placa e tace senza resa e ti aspetta per ricominciare |
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Canzoncina (P.Bertoli) Vorrei la voce forte che non ho La musica più dolce che ci sia Vorrei parlarti, frasi che non so Per dirti che vorrei che fossi mia Per sbandierarti a tutti all'infinito Per aiutarti nella verità, per non legarti ai ceppi di un partito Mia tanto sospirata libertà Amarti come non ho amato mai senza possesso, senza gelosie Senza l'ambiguità dei parolai e le culture fatte di bugie Per darti finalmente a chi ti chiede e respirare la felicità Senza inchiodarti al sangue di una fede Amore mai scordato…libertà. |
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Fer l'amaur (P.Bertoli) Chie l'avrev mai det, turner'm a innamurer, me an al vliva menga, però gnint da fer: a sra forse perché am pies fer a l'amaur, che a son che, che iò bisegn d'un professaur. Am per quesi come quand, a desdot an, as-cifleva tot i disch napoletan e a paseva la mateina atac a un spec e am sintiva tor in gir dai me du vec. Saul a cunterla l'am per na fola: am lev i deint treinta volt in un dè, aspet la sira per gnir a toret, come a spetesa ed finir al suldée. E se andam in mes a un pree a fer a l'amaur e gli urtigh e i marugaun im sembren fiaur, am seint stupid come ded's o tret's an fa che a perdiva fin al nomer dla me ca. E un de, anc se a gavesa sinquant'an, s'am sintesa innamuré come un salam a pro saul eser cunteint, sintir'm un sgnaur, perché gninta le piò bel che fer l'amaur. |
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I poeti (P.Bertoli-G.Brandolini) I poeti son poeti perché scrivono poesie fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie quei concorsi col salame, con la medaglietta d'oro hanno il vizio di spiegarti che i poeti sono loro. Il poeta è un uomo stanco che si sveglia a mezzogiorno che si affaccia dal balcone e si guarda appena intorno insicuro e sempre incerto si trascina alla sua tana caffelatte con le uova che la mamma gli prepara. I poeti son dei matti che non pagano il pedaggio fanno finta di capire quando scrivono "coraggio" ma se c'è da far la guerra il poeta è giù in cantina fa l'amore con la serva e si scopa la regina. Il poeta ha dei segreti che non dice con nessuno sono formule di sogno che gli fan vendere fumo con quell'aria un po' sorniona, privilegio dell'artista ama i gatti, beve vino, scorda il conto del dentista. I poeti sono il sole che riscalda le speranze della gente disperata che si nutre di bestemmie i poeti sono il mare che circonda tutto quanto ma hanno la pelle troppo chiara e non fanno più di un tanto. I poeti son poeti perché scrivono poesie fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie quei concorsi col diploma, coi discorsi culturali dove vincono il diritto di non essere normali. |
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In fondo (P.Bertoli-F.Urzino) Nei fragili pensieri appena nati Erode canta un'ode del macello Milioni di discorsi non parlati, aborti mai usciti dal cervello Nel sangue sparso dall'Inquisizione, nelle morali assurde del potere Nella necessità della ragione, nel tormentato viaggio del sapere Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare E inoltre le visioni dei poeti molto al di là del muro dei valori Nel magma arroventato dei pianeti, sopra la cecità di miti e umori Nel centro degli stomaci affamati, nel cuore dei bisogni delle vele In fondo a sacrifici innominati, laddove odio e amore stanno insieme Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare Tra i ruderi di Atlantide sommersa, nei corpi martoriati degli schiavi Nel sogno di una nuova alba diversa, nei grandi esploratori senza navi Tra i cantici potenti dell'ingegno e il misero strisciare dell'inganno Tra mistiche figure senza regno che corrono e non sanno dove vanno Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare. |
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Certi momenti [P.A. Bertoli - M. Dieci] Anna che hai scavalcato le montagne e hai preso a pugni le tue tradizioni lo so che non è facile il tuo giorno ma il tuo pensiero è fatto di ragioni i padri han biasimato la tua azione la chiesa ti ha bollato d'eresia i cambiamento impone la rezione e adesso sei il nemico e così sia Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono non credo alla vita pacifica non credo al perdono Adesso quando i medici di turno rifiuteranno di esserti d'aiuto perchè venne un polacco ad insegnargli che è più cristiano imporsi col rifiuto pretenderanno che tu torni indietro e ti costringeranno a partorire per poi chiamarlo figlio della colpa e tu una Maddalena da pentire Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono non credo alla vita pacifica non credo al perdono Volevo dedicarti quattro righe per quanto può valere una canzone credo che tu abbia fatto qualche cosa anche se questa è solo un'opinione che lascerà il tuo segno nella vita e i poveri bigotti reazionari dovranno fare senza peccatrici saranno senza scopi umanitari Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono non credo alla vita pacifica non credo al perdono Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono non credo alla vita pacifica non credo al perdono |
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Riflusso (P.Bertoli-M.Dieci-G.Borrelli) Laura è ferma desso in una fabbrica di sogni e vede il mondo da un oblò Franco ha messo all'asta il suo cervello e i suoi bisogni e vive come un orso in uno zoo Maria non ha mai smesso di dormire neanche un'ora Ma il principe non bacia per pietà Sergio si è spostato sulle rive del qui è meglio e ricco adesso e parla di onestà Il buio ha preso il posto del coraggio di vedere, paura al posto della verità Si parla sotto voce o nel chiuso delle stanze, nessuno canta più di libertà Adesso che è una colpa solo avere un'opinione, che più sicuro poi non si sa mai Che quello emarginato pure è un terrorista o forse è un poliziotto e non lo sai Ma voglio almeno dire due parole in nome di chi lotta per la vita Potete forse farci rallentare però non vi crediate sia finita Chissà se guarderemo i nostri figli apertamente dicendo almeno adesso tocca a voi O scuoteremo il capo come un branco di imbecilli spiegando quali esempi siamo noi Racconteremo storie come reduci noiosi o forse fingeremo dignità Oppure gli offriremo fumo, sesso e disimpegno , le perle della nostra eredità Il tempo si trascina inesorabile, dottore, e affondo i denti nella verità E porta a galla i veli i fabbricanti del terrore e non ha posto per chi se ne va E Laura sguazzerà dentro ai suoi sogni comatosi E un giorno finalmente morirà E Sergio comprerà, Franco e Maria novelli sposi Così sarà sicuro e arriverà Ma voglio almeno dire due parole in nome di chi lotta per la vita Potete forse farci rallentare però non vi crediate sia finita. |
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E poi (P.Bertoli-M.Dieci-G.Borrelli) E poi fu la notte e il giorno e l'aria, il sole, la vita Genesi oscura di un seme, fermento di forza infinita E il passero spiega le ali appena scaldate dal sole Si innalza a guardare lontano e aquila fu la sua prole Costretto a vincere il tempo e le fiere Per sopravvivere osasti l'ignoto Creasti il mito e le dolci chimere per rendere tutti i giorni di vuoto Il mito creato da te contro i forti per dare agli oppressi il riparo dai torti Scopristi le terre ignorate per dare più spazio ai fratelli Scalasti le vette dell'arte Volasti assieme agli uccelli Salisti più in alto nel cielo cercando altri mondi lontani Rompesti sempre quel velo violando gli spazi più arcani Fu uomo chi diede la vita al progresso Fu uomo chi vinse con piccola forza Fu uomo chi seppe combatter se stesso Fu uomo chi ruppe la ruvida scorza che copre l'amore, che cambia gli istinti Spezzando gli spazi dai loro dipinti E l'uomo creò un altro uomo generando da sempre se stesso Regalando ai suoi figli quel dono che divenne man mano il progresso E mettesti la macchina in moto, non sapendo che cosa facevi Come il mago che sfida l'ignoto, innocente perché non sapevi… |