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1981

1. Cent'anni di Meno
2. Canzoncina 
3. Pescatore 
4. Fer l'Amaur 
5. I Poeti 
6. In Fondo 
7. Certi Momenti 
8. Riflusso 
9. E poi 

        

 

Cent'anni di meno 
(P.Bertoli) 
Stesi nell'erba tra i fiori di campo
Persi a narraci future fortune coi sensi colmi di voglia di vita
In tasca solo speranza infinita
E una fiducia infinita nel seno
Quando avevamo cent'anni di meno
Quando una donna era fatta di nebbia e dalle labbra stillava rugiada
Da quella bocca spandeva all'intorno
Inni alla nascita nuova del giorno
E i suoi capelli odoravan di fieno
Quando avevamo cent'anni di meno
Mille cannoni perduti da un bacio
Noi credevamo alla pace nel mondo
Bastava un dolce sorriso, uno sguardo
Tutti abbracciati in un bel girotondo
Anche al diluvio davamo il suo freno
Quando avevamo cent'anni di meno
Oltre i confini di un chiaro orizzonte nascevan solo mattini di pace
La fame, il freddo, la tetra miseria o il malgoverno di qualche incapace
Tutto sfumava in un cielo sereno quando avevamo cent'anni di meno
Luce accecante ci entrava negli occhi e dipingeva di rosa il cammino
Gli sfruttatori, gli schiavi del vizio o i giustizieri di un vecchio ronzino
Li lasciavamo fuori dal treno
Quando avevamo cent'anni di meno
Sopra alle sponde di un lago di pane noi portavamo l'intero creato
Poi cantavamo canzoni all'amore
Nudi tra gli alberi ai bordi di un prato, paghi d'amore col cuore ripieno
Quando avevamo cent'anni di meno
Sotto alle stelle in un bar dentro casa senza deciderci ad andare a dormire
Noi volavamo su Marte o la Luna felici solo di starci a sentire
E credevamo a un domani sereno
Quando avevamo cent'anni di meno.

Pescatore
(P.Bertoli-M.Negri)

Getta le tue reti, buona pesca ci sarà
e canta le tue canzoni che burrasca calmerà
pensa, pensa al tuo bambino
al saluto che ti mandò
e tua moglie sveglia di buon mattino
con Dio di te parlò
con Dio di te parlò
Dimmi, dimmi mio Signore, dimmi che tornerà
l'uomo mio difendi dal mare dai pericoli che troverà
troppo giovane son io ed il nero è un triste colore
la mia pelle bianca e profumata ha bisogno di carezze ancora
ha bisogno di carezze ora
Pesca, forza, tira pescatore
pesca e non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto, mare che fa bestemmiare
quando la sua furia diventa grande
e la sua onda è un gigante
la sua onda è un gigante
Dimmi, dimmi mio Signore, dimmi, se tornerà
quell'uomo che sento meno mio ed un altro mi sorride già
scaccialo dalla mia mente, non indurmi nel peccato
un brivido sento quando mi guarda e una rosa egli mi ha dato
una rosa lui mi ha dato
Rosa rossa, pegno di amore
rosa rossa malaspina
nel silenzio della notte ora la mia bocca gli è vicina
no per Dio non farlo tornare
dillo tu al mare
è troppo forte questa catena io non la voglio spezzare
io non la voglio spezzare
Pesca forza tira pescatore, pesca non ti fermare
anche quando l'onda ti solleva forte e ti toglie dal tuo pensare
e ti spazza via come foglia al vento che vien voglia di lasciarsi andare
più leggero nel suo abbraccio forte
ma è così cattiva poi la morte
è così cattiva poi la morte
Dimmi dimmi mio Signore, dimmi che tornerà
quell'uomo che sento l'uomo mio
quell'uomo che non saprà
che non saprà di me, di lui e delle sue promesse vane
di una rosa rossa qui tra le mie dita
di una storia nata già finita
di una storia nata già finita
Pesca, forza tira pescatore, pesca non ti fermare
poco pesce nella rete
lunghi giorni in mezzo al mare
mare che non ti ha mai dato tanto
mare che fa bestemmiare
e si placa e tace senza resa
e ti aspetta per ricominciare
Canzoncina
(P.Bertoli)

Vorrei la voce forte che non ho
La musica più dolce che ci sia
Vorrei parlarti, frasi che non so
Per dirti che vorrei che fossi mia
Per sbandierarti a tutti all'infinito
Per aiutarti nella verità, per non legarti ai ceppi di un partito
Mia tanto sospirata libertà

Amarti come non ho amato mai senza possesso, senza gelosie
Senza l'ambiguità dei parolai e le culture fatte di bugie
Per darti finalmente a chi ti chiede e respirare la felicità
Senza inchiodarti al sangue di una fede

Amore mai scordato…libertà. 
Fer l'amaur
(P.Bertoli) 

Chie l'avrev mai det, turner'm a innamurer,
me an al vliva menga, però gnint da fer:
a sra forse perché am pies fer a l'amaur,
che a son che, che iò bisegn d'un professaur.

Am per quesi come quand, a desdot an,
as-cifleva tot i disch napoletan
e a paseva la mateina atac a un spec
e am sintiva tor in gir dai me du vec.

Saul a cunterla l'am per na fola:
am lev i deint treinta volt in un dè,
aspet la sira per gnir a toret,
come a spetesa ed finir al suldée.

E se andam in mes a un pree a fer a l'amaur
e gli urtigh e i marugaun im sembren fiaur,
am seint stupid come ded's o tret's an fa
che a perdiva fin al nomer dla me ca.

E un de, anc se a gavesa sinquant'an,
s'am sintesa innamuré come un salam
a pro saul eser cunteint, sintir'm un sgnaur,
perché gninta le piò bel che fer l'amaur.

I poeti
(P.Bertoli-G.Brandolini)

I poeti son poeti perché scrivono poesie 
fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie 
quei concorsi col salame, con la medaglietta d'oro 
hanno il vizio di spiegarti che i poeti sono loro. 
Il poeta è un uomo stanco che si sveglia a mezzogiorno 
che si affaccia dal balcone e si guarda appena intorno 
insicuro e sempre incerto si trascina alla sua tana 
caffelatte con le uova che la mamma gli prepara.

I poeti son dei matti che non pagano il pedaggio 
fanno finta di capire quando scrivono "coraggio" 
ma se c'è da far la guerra il poeta è giù in cantina 
fa l'amore con la serva e si scopa la regina.

Il poeta ha dei segreti che non dice con nessuno 
sono formule di sogno che gli fan vendere fumo 
con quell'aria un po' sorniona, privilegio dell'artista 
ama i gatti, beve vino, scorda il conto del dentista.

I poeti sono il sole che riscalda le speranze 
della gente disperata che si nutre di bestemmie 
i poeti sono il mare che circonda tutto quanto 
ma hanno la pelle troppo chiara e non fanno più di un tanto.

I poeti son poeti perché scrivono poesie 
fanno a gara nei concorsi dove vincono bugie 
quei concorsi col diploma, coi discorsi culturali 
dove vincono il diritto di non essere normali.

In fondo
(P.Bertoli-F.Urzino) 
Nei fragili pensieri appena nati Erode canta un'ode del macello
Milioni di discorsi non parlati, aborti mai usciti dal cervello
Nel sangue sparso dall'Inquisizione, nelle morali assurde del potere
Nella necessità della ragione, nel tormentato viaggio del sapere

Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare 
E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare
E inoltre le visioni dei poeti molto al di là del muro dei valori
Nel magma arroventato dei pianeti, sopra la cecità di miti e umori
Nel centro degli stomaci affamati, nel cuore dei bisogni delle vele
In fondo a sacrifici innominati, laddove odio e amore stanno insieme

Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare 
E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare
Tra i ruderi di Atlantide sommersa, nei corpi martoriati degli schiavi
Nel sogno di una nuova alba diversa, nei grandi esploratori senza navi
Tra i cantici potenti dell'ingegno e il misero strisciare dell'inganno
Tra mistiche figure senza regno che corrono e non sanno dove vanno

Si nutrono le piante di chi è stanco di aspettare 
E il sole della rabbia prima o poi porta quei fiori allo sbocciare. 

Certi momenti 
[P.A. Bertoli - M. Dieci] 

Anna che hai scavalcato le montagne e hai preso a pugni le tue tradizioni 
lo so che non è facile il tuo giorno ma il tuo pensiero è fatto di ragioni 
i padri han biasimato la tua azione 
la chiesa ti ha bollato d'eresia 
i cambiamento impone la rezione 
e adesso sei il nemico e così sia
Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare 
e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare 
poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono 
non credo alla vita pacifica non credo al perdono 
Adesso quando i medici di turno rifiuteranno di esserti d'aiuto 
perchè venne un polacco ad insegnargli 
che è più cristiano imporsi col rifiuto 
pretenderanno che tu torni indietro 
e ti costringeranno a partorire 
per poi chiamarlo figlio della colpa 
e tu una Maddalena da pentire 
Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare 
e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare 
poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono 
non credo alla vita pacifica non credo al perdono 
Volevo dedicarti quattro righe per quanto può valere una canzone 
credo che tu abbia fatto qualche cosa anche se questa è solo un'opinione 
che lascerà il tuo segno nella vita e i poveri bigotti reazionari 
dovranno fare senza peccatrici saranno senza scopi umanitari 
Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare 
e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare 
poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono 
non credo alla vita pacifica non credo al perdono
Credo che in certi momenti il cervello non sa più pensare 
e corre in rifugi da pazzi e non vuole tornare 
poi cado coi piedi per terra e scoppiano folgore e tuono 
non credo alla vita pacifica non credo al perdono 

Riflusso
(P.Bertoli-M.Dieci-G.Borrelli)

Laura è ferma desso in una fabbrica di sogni e vede il mondo da un oblò
Franco ha messo all'asta il suo cervello e i suoi bisogni e vive come un orso in uno zoo
Maria non ha mai smesso di dormire neanche un'ora
Ma il principe non bacia per pietà
Sergio si è spostato sulle rive del qui è meglio e ricco adesso e parla di onestà
Il buio ha preso il posto del coraggio di vedere, paura al posto della verità
Si parla sotto voce o nel chiuso delle stanze, nessuno canta più di libertà
Adesso che è una colpa solo avere un'opinione, che più sicuro poi non si sa mai
Che quello emarginato pure è un terrorista o forse è un poliziotto e non lo sai
Ma voglio almeno dire due parole in nome di chi lotta per la vita
Potete forse farci rallentare però non vi crediate sia finita
Chissà se guarderemo i nostri figli apertamente dicendo almeno adesso tocca a voi
O scuoteremo il capo come un branco di imbecilli spiegando quali esempi siamo noi
Racconteremo storie come reduci noiosi o forse fingeremo dignità
Oppure gli offriremo fumo, sesso e disimpegno , le perle della nostra eredità
Il tempo si trascina inesorabile, dottore, e affondo i denti nella verità
E porta a galla i veli i fabbricanti del terrore e non ha posto per chi se ne va
E Laura sguazzerà dentro ai suoi sogni comatosi
E un giorno finalmente morirà
E Sergio comprerà, Franco e Maria novelli sposi
Così sarà sicuro e arriverà
Ma voglio almeno dire due parole in nome di chi lotta per la vita
Potete forse farci rallentare però non vi crediate sia finita. 

E poi
(P.Bertoli-M.Dieci-G.Borrelli)

E poi fu la notte e il giorno e l'aria, il sole, la vita
Genesi oscura di un seme, fermento di forza infinita
E il passero spiega le ali appena scaldate dal sole
Si innalza a guardare lontano e aquila fu la sua prole
Costretto a vincere il tempo e le fiere 
Per sopravvivere osasti l'ignoto
Creasti il mito e le dolci chimere per rendere tutti i giorni di vuoto
Il mito creato da te contro i forti per dare agli oppressi il riparo dai torti
Scopristi le terre ignorate per dare più spazio ai fratelli
Scalasti le vette dell'arte
Volasti assieme agli uccelli
Salisti più in alto nel cielo cercando altri mondi lontani
Rompesti sempre quel velo violando gli spazi più arcani
Fu uomo chi diede la vita al progresso
Fu uomo chi vinse con piccola forza
Fu uomo chi seppe combatter se stesso
Fu uomo chi ruppe la ruvida scorza che copre l'amore, che cambia gli istinti
Spezzando gli spazi dai loro dipinti
E l'uomo creò un altro uomo generando da sempre se stesso
Regalando ai suoi figli quel dono che divenne man mano il progresso
E mettesti la macchina in moto, non sapendo che cosa facevi
Come il mago che sfida l'ignoto, innocente perché non sapevi…