Vorrei dire alcune cose sul
rapporto tra Pierangelo ed i media, ma prima vorrei fare una breve
riflessione sulla musica leggera ed il mercato discografico.
Penso si possa dire che a partire
dagli anni sessanta la cosiddetta musica leggera, con i suoi
differenti generi, abbia iniziato ad influire enormemente sulla
nostra società, sui costumi, sugli stili di vita, sulle modalità
di aggregazione e partecipazione dei giovani; inoltre, per le
persone della nostre generazione è stato più facile ascoltare
delle idee sulla vita, dei pensieri, il racconto di emozioni e
situazioni mediante le canzoni che non tramite la poesia, i libri o
i saggi. Penso ad esempio alle canzoni dei Beatles e dei Rolling
Stones,a quelle di Bob Dylan o Joan Baez che sono state un po’ lo
sfondo musicale del difficile rapporto che i giovani di allora
vivevano con la società in cui erano cresciuti o, ancora, a quelle
di Lou Reed nelle quali forse è meno facile riconoscersi
direttamente, ma che pure esprimevano un modo di sentire e vivere il
proprio rapporto con sé, con il mondo, con gli altri. Da un altro
punto di vista, si potrebbe anche dire che si è assistito un po’
ad un invasione della musica pop che ha pian piano riempito tutti i
palinsesti radiofonici e l’industria discografica –
legittimamente in relazione alla sua ragion d’essere – ha
certamente privilegiato e diffuso la canzone come momento
d’evasione, di divertimento ed in certi casi di vero e proprio
stordimento per non pensare. Forse per via della mia età non riesco
in alcun modo a condividere l’apprezzamento che molti adolescenti
di oggi mostrano per i video di gruppi ed artisti pop, rock o altro
che alcune emittenti trasmettono incessantemente; mi sembrano, certi
video e certe canzoni, un po’ tutte uguali e che veicolino dei
messaggi abbastanza scontati o un modo di ribellarsi alquanto
pittoresco e francamente non so quanto la ricezione passiva o
esclusivamente emozionale di queste immagini possa stimolare la
creatività personale nel pensare, nell’agire, nel vivere.
Ora, tornando al tema di questa
comunicazione, sono convinto che ciascuno di noi avrebbe voluto
vedere – e lo vorrebbe ancora adesso – i dischi di Pierangelo ai
primi posti delle classifiche di vendita, ma bisogna pur considerare
il fatto che la sua musica e le sue parole, così intrecciate alla
fatica del vivere la realtà, non si prestano ad essere proposte
come “strumento” di evasione. Ciò non toglie, d’altro canto,
che Pierangelo avrebbe meritato molta più attenzione e molto più
spazio e che chi crede nelle sua produzione artistica debba
impegnarsi per raggiungerlo. Io credo che, con una opportuna
promozione, Pierangelo negli ultimi anni avrebbe potuto ottenere un
consenso più ampio, ma evidentemente i discografici non hanno
creduto in lui e va anche rilevato che il mercato discografico
italiano vive ormai da tempo una crisi che sembra essersi
cronicizzata. Credo che sia bello che una canzone, una canzone
leggera, riesca a coinvolgere tante persone che si riconoscono nelle
emozioni che essa suscita immediatamente, ma ci sono canzoni che
hanno altri tempi ed altri ritmi con cui entrano nel cuore delle
persone che in esse si riconoscono. Le canzoni di Pierangelo fanno
parte di quell’eredità di cui parlava sua moglie - la signora
Bruna - nell’introduzione al cofanetto, un eredità che
Pierangelo, in questo caso, ha lasciato a tutti coloro la sappiano
accogliere; ascoltando una canzone di Pierangelo Bertoli ci si può
anche divertire, si può gioire e trascorrere durante l’ascolto
momenti di spensieratezza…ma quando la musica finisce, quando il
disco smette di girare, rimane qualcos’altro in chi si è disposto
all’ascolto con sincera apertura. Rimane, nel cuore, l’invito a
vivere la vita che ci è toccata, a scorgerne le diverse sfumature,
a cogliere i visi, le storie, i silenzi delle persone che ci stanno
accanto, che vediamo con lo sguardo offuscato da una “polvere
grigia”, a cercare di capire chi siamo e a realizzarci nel
confronto, nell’impegno, nell’amore. Pierangelo, se non ricordo
male, a volte si definiva un artigiano della canzone credo perché,
sapientemente e pazientemente, sapeva trovare le parole e la musica
per descrivere quel che viveva, quel che osservava senza artifici,
lui che certamente conosceva bene sia la sofferenza che l’amore,
lui che non era un “personaggio”, ma un uomo che ha vissuto nel
senso più pieno del termine, con tutto ciò di duro ed amaro che
vivere comporta senza perdere la speranza, la determinazione e la
volontà di amare e senza smettere mai di comunicarle con il tratto
più evidente del suo stile: l’autenticità.
(chiudo, ricordando che tra il 1989
e 1995 ho visto Pierangelo in tv diverse volte in occasione
soprattutto della presentazione degli album. Ricordo che per
l’uscita de “Gli anni miei” lo vidi da Maurizio Costanzo, ad
un programma pomeridiano della Rai rivolto ad un pubblico giovanile,
condotto da Carlo Conti e Maria Teresa Ruta e anche ad un concerto
realizzato, se non ricordo male, presso una comunità di persone che
avevano avuto problemi con la droga, dove cantò “Bersagli
mobili” con la sua band di allora. Ricordo pure che qualche anno
prima aveva partecipato ad un grande concerto contro le droghe
tenutosi a Roma al Palaeur, al quale parteciparono vari artisti
della musica italiana come Antonacci, i Litfiba, Guccini, Mimmo
Locasciulli. Ho visto un buon numero di volte Pierangelo alla
trasmissione “Quelli che il calcio”, quando la conduceva Fabio
Fazio, dove andava anzitutto come tifoso Juventino, anche se poi
parlava un po’ delle canzoni e dei concerti in cui era impegnato.
Una vera e propria “chicca” per
gli appassionati, penso sia un concerto di Pierangelo tenuto a
Padova nel 1980 o ’81 che, sino a cinque sei anni fa raitre ha
proposto nel suo palinsesto notturno; io lo avevo fatto registrare,
ma purtroppo la cassetta si è danneggiata…era un bel concerto
dove eseguiva diversi brani tratti dagli album “Certi momenti”
ed “Eppure soffia”, chiudendo con “A muso duro”. Tra le
apparizioni più recenti ricordo quella al programma di Caterina
Caselli su raitre nel ’98 e quella, molto simpatica, al programma
“la vita in diretta” con tutti i suoi familiari dove hanno fatto
rivedere lo spezzone di un concerto, a quanto pare dell’86, in cui
cantava “Eppure Soffia” e le immagini della sua partecipazione a
Sanremo; alla fine Pierangelo ed Alberto cantarono insieme “Spunta
la luna dal monte” e, senza dubbio, questa è stata la parte più
bella).