Home > Sezione Verde - I fans comunicano > La Musica Leggera, I Media e le canzoni di Pierangelo Bertoli

  

04 Maggio 2006

Manlio Montalbano

Vorrei dire alcune cose sul rapporto tra Pierangelo ed i media, ma prima vorrei fare una breve riflessione sulla musica leggera ed il mercato discografico.
Penso si possa dire che a partire dagli anni sessanta la cosiddetta musica leggera, con i suoi differenti generi, abbia iniziato ad influire enormemente sulla nostra società, sui costumi, sugli stili di vita, sulle modalità di aggregazione e partecipazione dei giovani; inoltre, per le persone della nostre generazione è stato più facile ascoltare delle idee sulla vita, dei pensieri, il racconto di emozioni e situazioni mediante le canzoni che non tramite la poesia, i libri o i saggi. Penso ad esempio alle canzoni dei Beatles e dei Rolling Stones,a quelle di Bob Dylan o Joan Baez che sono state un po’ lo sfondo musicale del difficile rapporto che i giovani di allora vivevano con la società in cui erano cresciuti o, ancora, a quelle di Lou Reed nelle quali forse è meno facile riconoscersi direttamente, ma che pure esprimevano un modo di sentire e vivere il proprio rapporto con sé, con il mondo, con gli altri. Da un altro punto di vista, si potrebbe anche dire che si è assistito un po’ ad un invasione della musica pop che ha pian piano riempito tutti i palinsesti radiofonici e l’industria discografica – legittimamente in relazione alla sua ragion d’essere – ha certamente privilegiato e diffuso la canzone come momento d’evasione, di divertimento ed in certi casi di vero e proprio stordimento per non pensare. Forse per via della mia età non riesco in alcun modo a condividere l’apprezzamento che molti adolescenti di oggi mostrano per i video di gruppi ed artisti pop, rock o altro che alcune emittenti trasmettono incessantemente; mi sembrano, certi video e certe canzoni, un po’ tutte uguali e che veicolino dei messaggi abbastanza scontati o un modo di ribellarsi alquanto pittoresco e francamente non so quanto la ricezione passiva o esclusivamente emozionale di queste immagini possa stimolare la creatività personale nel pensare, nell’agire, nel vivere.
Ora, tornando al tema di questa comunicazione, sono convinto che ciascuno di noi avrebbe voluto vedere – e lo vorrebbe ancora adesso – i dischi di Pierangelo ai primi posti delle classifiche di vendita, ma bisogna pur considerare il fatto che la sua musica e le sue parole, così intrecciate alla fatica del vivere la realtà, non si prestano ad essere proposte come “strumento” di evasione. Ciò non toglie, d’altro canto, che Pierangelo avrebbe meritato molta più attenzione e molto più spazio e che chi crede nelle sua produzione artistica debba impegnarsi per raggiungerlo. Io credo che, con una opportuna promozione, Pierangelo negli ultimi anni avrebbe potuto ottenere un consenso più ampio, ma evidentemente i discografici non hanno creduto in lui e va anche rilevato che il mercato discografico italiano vive ormai da tempo una crisi che sembra essersi cronicizzata. Credo che sia bello che una canzone, una canzone leggera, riesca a coinvolgere tante persone che si riconoscono nelle emozioni che essa suscita immediatamente, ma ci sono canzoni che hanno altri tempi ed altri ritmi con cui entrano nel cuore delle persone che in esse si riconoscono. Le canzoni di Pierangelo fanno parte di quell’eredità di cui parlava sua moglie - la signora Bruna - nell’introduzione al cofanetto, un eredità che Pierangelo, in questo caso, ha lasciato a tutti coloro la sappiano accogliere; ascoltando una canzone di Pierangelo Bertoli ci si può anche divertire, si può gioire e trascorrere durante l’ascolto momenti di spensieratezza…ma quando la musica finisce, quando il disco smette di girare, rimane qualcos’altro in chi si è disposto all’ascolto con sincera apertura. Rimane, nel cuore, l’invito a vivere la vita che ci è toccata, a scorgerne le diverse sfumature, a cogliere i visi, le storie, i silenzi delle persone che ci stanno accanto, che vediamo con lo sguardo offuscato da una “polvere grigia”, a cercare di capire chi siamo e a realizzarci nel confronto, nell’impegno, nell’amore. Pierangelo, se non ricordo male, a volte si definiva un artigiano della canzone credo perché, sapientemente e pazientemente, sapeva trovare le parole e la musica per descrivere quel che viveva, quel che osservava senza artifici, lui che certamente conosceva bene sia la sofferenza che l’amore, lui che non era un “personaggio”, ma un uomo che ha vissuto nel senso più pieno del termine, con tutto ciò di duro ed amaro che vivere comporta senza perdere la speranza, la determinazione e la volontà di amare e senza smettere mai di comunicarle con il tratto più evidente del suo stile: l’autenticità.
 
(chiudo, ricordando che tra il 1989 e 1995 ho visto Pierangelo in tv diverse volte in occasione soprattutto della presentazione degli album. Ricordo che per l’uscita de “Gli anni miei” lo vidi da Maurizio Costanzo, ad un programma pomeridiano della Rai rivolto ad un pubblico giovanile, condotto da Carlo Conti e Maria Teresa Ruta e anche ad un concerto realizzato, se non ricordo male, presso una comunità di persone che avevano avuto problemi con la droga, dove cantò “Bersagli mobili” con la sua band di allora. Ricordo pure che qualche anno prima aveva partecipato ad un grande concerto contro le droghe tenutosi a Roma al Palaeur, al quale parteciparono vari artisti della musica italiana come Antonacci, i Litfiba, Guccini, Mimmo Locasciulli. Ho visto un buon numero di volte Pierangelo alla trasmissione “Quelli che il calcio”, quando la conduceva Fabio Fazio, dove andava anzitutto come tifoso Juventino, anche se poi parlava un po’ delle canzoni e dei concerti in cui era impegnato.
Una vera e propria “chicca” per gli appassionati, penso sia un concerto di Pierangelo tenuto a Padova nel 1980 o ’81 che, sino a cinque sei anni fa raitre ha proposto nel suo palinsesto notturno; io lo avevo fatto registrare, ma purtroppo la cassetta si è danneggiata…era un bel concerto dove eseguiva diversi brani tratti dagli album “Certi momenti” ed “Eppure soffia”, chiudendo con “A muso duro”. Tra le apparizioni più recenti ricordo quella al programma di Caterina Caselli su raitre nel ’98 e quella, molto simpatica, al programma “la vita in diretta” con tutti i suoi familiari dove hanno fatto rivedere lo spezzone di un concerto, a quanto pare dell’86, in cui cantava “Eppure Soffia” e le immagini della sua partecipazione a Sanremo; alla fine Pierangelo ed Alberto cantarono insieme “Spunta la luna dal monte” e, senza dubbio, questa è stata la parte più bella).