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1979 |
1. A muso duro |
A MUSO DURO (F.Urzino - P.A.Bertoli) E adesso che farò, non so che dire e ho freddo come quando stavo solo ho sempre scritto i versi con la penna non ordini precisi di lavoro. Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani e quelli che rubavano un salario i falsi che si fanno una carriera con certe prestazioni fuori orario Canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Ho speso quattro secoli di vita e ho fatto mille viaggi nei deserti perchè volevo dire ciò che penso volevo andare avanti ad occhi aperti adesso dovrei fare le canzoni con i dosaggi esatti degli esperti magari poi vestirmi come un fesso per fare il deficiente nei concerti. Canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. Non so se sono stato mai poeta e non mi importa niente di saperlo riempirò i bicchieri del mio vino non so com'è però vi invito a berlo e le masturbazioni celebrali le lascio a chi è maturo al punto giusto le mie canzoni voglio raccontarle a chi sa masturbarsi per il gusto. Canterò le mie canzoni per la strada ed affronterò la vita a muso duro un guerriero senza patria e senza spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. E non so se avrò gli amici a farmi il coro o se avrò soltanto volti sconosciuti canterò le mie canzoni a tutti loro e alla fine della strada potrò dire che i miei giorni li ho vissuti. |
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DIETRO ME (R.Borghetti) Chissà cosa farò, sarò furia o pazienza o timore o speranza, avrò gli occhi appannati io che sono animale abituato a lottare e non ho pianto mai le cento volte che sono stato colpito e umiliato, che sono caduto. Chissà cosa farò quando inizia il futuro ed un po' sarò morto, avrò chiaro il pensiero da gridarmi che è vero, non è la fantasia io che ho sognato di lasciare dietro me un grido una canzone una parola una bandiera od un figlio E non mi vergognerò di ridere di niente di fare anche il pagliaccio io che non l'ho fatto mai di accarezzarti il viso, dirti grazie con un sorriso e se ti farà piacere dirti che sembra proprio me Chissà cosa farò quando avrò fra le dita l'incredibile vita, la fiducia nell'uomo di passione e ragione non dirò ti ricordi io che ho vissuto di ricordi di canzoni battaglie ed illusioni non dirò più ti ricordi ma domani E non mi vergognerò di piangere di niente di fantasticare già su quello che sarà lui di stringerti la mano di appoggiarti la testa al seno e se ti farà piacere dirti che sembra solo te So già cosa gli dirò quando potrà sentirmi quando potrà capirmi: devi essere uomo che cammina nel mondo e che vuole invecchiare e ridere del sole e gridare insieme al vento e credere nel giorno che saprai cosa dire a tuo figlio |
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NON FINIRA' (M.Dieci - P.A.Bertoli) Non finirà non passerà non troverai forse mai tranquillità Sotto ai lampioni vendi le illusioni l'amore senz'avvenire da pochi istanti da poche lire So che cos'hai so dei tuoi guai ma chi ti vedrà non capirà e riderà Vedo il tuo dolore ti leggo dentro al cuore odi chi passerà e il tuo amore comprerà All'alba rincaserai e ancora cercherai le cose che non avrai e che non hai avuto mai Speri nella bontà di questa società speri che finirà che non diranno più: "quella là" |
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L'AUTOBUS (A.Borghi - P.A.Bertoli) Siam tutti qui sull'autobus seduti ed assonnati corron con poca voglia gli ultimi arrivati ognuno prende posto in fondo al suo cantone si chiude in un silenzio che è fatto di oppressione e gli operai sull'autobus son pronti per partire le donne i vecchi e i giovani son stanchi di aspettare. Svoltato il primo angolo il sole ci colpisce la luce cambia i visi e gli occhi ci ferisce e sembra che le bocche non vogliano parlare che stare in quel silenzio sia un fatto naturale lento cammina l'autobus il viaggio è cominciato ed il parlare è un fatto che sembra sia vietato. Ma certo non è vero, Maria non può tacere si arma di un sorriso che non sa trattenere e parla a poco a poco con chi le sta più accanto e poi alza la voce: ora il silenzio è infranto viaggia più allegro l'autobus quasi avesse capito il muro del silenzio è stato demolito. Siam tutti un po' sorpresi colpiti svergognati come se a quel silenzio fossimo rassegnati la maschera del viso si scioglie come cera la nostra faccia adesso diventa quella vera spedito imbocca l'autobus strade sempre più grandi e porta all'apertura del cuore dei viaggianti. Le idee prendono forma, ti escono dai denti e vanno a stuzzicare le orecchie dei presenti si parla del lavoro, del misero salario dei furti e degli abusi che compie il propietario e l'autobus si ferma, raccoglie facce nuove dal fondo della mente qualcosa ora si muove Ed è arrivata a tutti la voglia di parlare assieme alla certezza che adesso si può fare e l'allegria sorprende i pigri ad origliare che anche se non parlano restano ad ascoltare l'autista è come noi, parla con il vicino è nuovo in questo giorno l'autobus del mattino. Le donne i vecchi e i giovani non dico son già uniti ma è come se lo fossero di più ogni minuto perchè in ogni sillaba che rovesciamo a imbuto c'è dentro sempre un unico identico nemico ognuno adesso parla di sè con il vicino è un unico pensiero l'autobus del mattino Il prezzo della carne, la misera pensione i figli sulla strada della televisione e dei disoccupati e della repressione gli affitti delle case, un'altra occupazione e l'autobus ribolle di giusta ribellione si parla dei soprusi compiuti dal padrone. E se ne va il silenzio, parliamo forte tutti la colpa è del governo, "massa di farabutti" ci esplode dal di dentro la voglia di cambiare insieme alla certezza che adesso si può fare l'autobus ora è vita, il sole è entusiasmante che bel mattino è questo: domani sarà raggiante! |
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COSE (A.Borghi - P.A.Bertoli) Corre verso il terminale il treno nella notte due stelle solitarie indicano rotte binarie e i cavalli mordono il freno Ho conosciuto il tempo delle viole da sul ciliegio i fiori sono caduti sui falsi amori di un'infanzia trascorsa al sole Un vento caldo ha spazzato la valle nell'estate che una donna con più nomi di Madonna ha percorso poi volgendomi le spalle Gli eventi preannunciati dai profeti reclinano la testa e il giorno della festa rimane dentro agli occhi dei poeti Ma ancora nella notte una candela e ancora il navigante vuol partire perchè chi spera è l'ultimo a morire e il sole già si sfuma nella vela Gli eroi che nelle storie dei miei avi parlavano ad un cuore di un bimbo sognatore hanno affogato coi pirati le loro navi Tutte le sfumature dei contorni hanno segnato il viso e un morbido sorriso è diventato il ghigno dei miei giorni Ma ancora nella notte una candela e ancora il navigante vuol partire perchè chi spera è l'ultimo a morire e il sole già si sfuma nella vela. |
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FILASTROCCA A MOTORE (M.Dieci - P.A.Bertoli) Poi l'auto fu spinta per l'ultimo tratto di strada da fare rimase lì ferma e quelli che sanno al vanno a guardare un tempo lontano aveva portato schiavisti e gerarchi poi nella vecchiaia restava a giocare coi bimbi nei parchi nessuno la odiava ma in fondo le stavano tutti alla larga poi fu trasformata e vecchia rimase soltanto la targa. La usarono ancora la misero a vendere stoffe ai mercati salì sopra i monti andò dentro ai fiumi viaggiò in mezzo ai prati poi perse dei pezzi qualcuno aggiustò quello che si poteva cambiò ancora mano e giunse in città che la neve cadeva il nuovo padrone la andava a trovare e poi la puliva oliava il motore, a volte l'avviava ma non ci saliva. A volte è importante sapere che conti, che vali qualcosa ma essere niente è come un marito a cui manca la sposa e l'auto soffriva ma tutti pensavano fosse contenta del resto capire è un fatto difficile e a volte spaventa così chi guardava pensava che è comodo stare in pensione godere il riposo e farsi servire da tante persone. Il tempo passava scomparve l'inverno, tornò primavera e poi un mattino la misero in moto andando alla fiera e in mezzo alle altre così tra i rottami del tempo già usato fu preda all'angoscia e desiderò d'esser morta in passato a sera tornando un camion sbandò la investì sul davanti strappò quasi tutto, fu il vecchio chassis che salvò gli occupanti E mentre moriva schiacciata dal peso di quella motrice sul nastro d'asfalto allora scoprì d'esser quasi felice. |
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SCOPPIO' UN SORRISO (P.A.Bertoli) Raccolgo i nostri giorni tutti uguali le albe dall'odore di caffè i nostri baci lucidi puntuali il gesto di dormire insieme a te il ritmo antico e nuovo dei giornali la giacca abbandonata sul sofà e sopra alle disgrazie nazionali tua madre che discute con papà Scoppiò un sorriso e illuminò i volti della solitudine un'alba nuova dichiarò la guerra contro l'abitudine La schiavitù feroce degli orari la giacca arrotolata nei paltò il tram che si trascina sui binari un uomo che sonnecchia come può il chiasso che accompagna gli scolari comincia un turno dopo finirà il tram la sera luce dei fanali un giorno è morto dentro la città Scoppiò un sorriso e illuminò i volti della solitudine un'alba nuova dichiarò la guerra contro l'abitudine Le ferie nelle industrie balneari il cinema la pizza la TV gli uffici la piscina gli ospedali le date che ricordi solo tu il frigo i compleanni le cambiali un caro vecchio amico che tornò e tra i litigi e i fatti più normali un figlio l'automobile e un comò Scoppiò un sorriso e illuminò i volti della solitudine un'alba nuova dichiarò la guerra contro l'abitudine Un passo che consuma i marciapiedi il nostro tempo passa e se ne va e giorno dopo giorno tu ti chiedi se quello che volevi è questo qua Scoppiò un sorriso e illuminò i volti della solitudine un'alba nuova dichiarò la guerra contro l'abitudine |
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SROTOLANDO PAROLE (B.Marro - P.A.Bertoli) Il sole traccia trappole di luce, arabeschi di colori le case dei guardiani della mente sono piene di valori srotolando le parole scoppiano frontiere di calore mentre sui mondi di pellicola sostano tutte le navi e sulle piazze del presente c'è il mercato degli schiavi. Il tempo degli errori si è concluso e non mi sento di tornare sotto le macerie del passato c'è ben poco da salvare io che ho cercato di comprendere io che ancora non mi voglio arrendere io che ho creduto nelle favole e sono rimasto da solo sono sicuro solamente che a sbagliare sono loro. Nell'alba nata male ammalata di ricordi di ciechi che volevano vedere, di cervelli nati sordi sulle miserie stese al sole lanciavano torrenti di parole di discussioni interminabili, di libri messi al posto dei cannoni e di giochi intellettuali senza senso e senza fine e condizioni. Così che combattendo con discorsi troppo grandi da capire avendo come pubblico quei pochi che potevano sentire contrabbandando la ragione hanno creato solo confusione solo un passato da comprendere e adesso tutto è tutto da rifare e l'unica speranza che rimane è che non debbano tornare. La vita lentamente ha dipanato i suoi sentieri confuso le mie strade con le altre, i domani con i ieri io che ho cercato un altro tempo io che sono sempre contro vento io che non cerco di nascondermi e urlo davanti alla porta rimango fermo qui a pensare che la vita non è morta |