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1979

1. A muso duro 
2. Dietro me 
3. Non finirà 
4. L'autobus 
5. Cose 
6. Filastrocca a motore 
7. Scoppiò un sorriso 
8. Srotolando parole 

        

A MUSO DURO 
(F.Urzino - P.A.Bertoli) 

E adesso che farò, non so che dire 
e ho freddo come quando stavo solo 
ho sempre scritto i versi con la penna 
non ordini precisi di lavoro. 
Ho sempre odiato i porci ed i ruffiani 
e quelli che rubavano un salario 
i falsi che si fanno una carriera 
con certe prestazioni fuori orario
Canterò le mie canzoni per la strada 
ed affronterò la vita a muso duro 
un guerriero senza patria e senza spada 
con un piede nel passato 
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
Ho speso quattro secoli di vita 
e ho fatto mille viaggi nei deserti 
perchè volevo dire ciò che penso 
volevo andare avanti ad occhi aperti 
adesso dovrei fare le canzoni 
con i dosaggi esatti degli esperti 
magari poi vestirmi come un fesso 
per fare il deficiente nei concerti.
Canterò le mie canzoni per la strada 
ed affronterò la vita a muso duro 
un guerriero senza patria e senza spada 
con un piede nel passato 
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
Non so se sono stato mai poeta 
e non mi importa niente di saperlo 
riempirò i bicchieri del mio vino 
non so com'è però vi invito a berlo 
e le masturbazioni celebrali 
le lascio a chi è maturo al punto giusto 
le mie canzoni voglio raccontarle 
a chi sa masturbarsi per il gusto.
Canterò le mie canzoni per la strada 
ed affronterò la vita a muso duro 
un guerriero senza patria e senza spada 
con un piede nel passato 
e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.
E non so se avrò gli amici a farmi il coro 
o se avrò soltanto volti sconosciuti 
canterò le mie canzoni a tutti loro 
e alla fine della strada 
potrò dire che i miei giorni li ho vissuti. 
DIETRO ME 
(R.Borghetti) 

Chissà cosa farò, sarò furia o pazienza 
o timore o speranza, avrò gli occhi appannati 
io che sono animale abituato a lottare 
e non ho pianto mai le cento volte 
che sono stato colpito e umiliato, che sono caduto. 

Chissà cosa farò quando inizia il futuro 
ed un po' sarò morto, avrò chiaro il pensiero 
da gridarmi che è vero, non è la fantasia 
io che ho sognato di lasciare dietro me 
un grido una canzone una parola una bandiera od un figlio 

E non mi vergognerò di ridere di niente 
di fare anche il pagliaccio io che non l'ho fatto mai 
di accarezzarti il viso, dirti grazie con un sorriso 
e se ti farà piacere dirti che sembra proprio me 

Chissà cosa farò quando avrò fra le dita 
l'incredibile vita, la fiducia nell'uomo 
di passione e ragione non dirò ti ricordi 
io che ho vissuto di ricordi di canzoni 
battaglie ed illusioni non dirò più ti ricordi ma domani 

E non mi vergognerò di piangere di niente 
di fantasticare già su quello che sarà lui 
di stringerti la mano di appoggiarti la testa al seno 
e se ti farà piacere dirti che sembra solo te 

So già cosa gli dirò quando potrà sentirmi 
quando potrà capirmi: devi essere uomo 
che cammina nel mondo e che vuole invecchiare 
e ridere del sole e gridare insieme al vento 
e credere nel giorno che saprai cosa dire a tuo figlio 
NON FINIRA' 
(M.Dieci - P.A.Bertoli) 

Non finirà 
non passerà 
non troverai 
forse mai 
tranquillità 

Sotto ai lampioni 
vendi le illusioni 
l'amore senz'avvenire 
da pochi istanti 
da poche lire 

So che cos'hai 
so dei tuoi guai 
ma chi ti vedrà 
non capirà 
e riderà 

Vedo il tuo dolore 
ti leggo dentro al cuore 
odi chi passerà 
e il tuo amore 
comprerà 

All'alba rincaserai 
e ancora cercherai 
le cose che non avrai 
e che non hai 
avuto mai 

Speri nella bontà 
di questa società 
speri che finirà 
che non diranno più: 
"quella là" 
L'AUTOBUS 
(A.Borghi - P.A.Bertoli) 

Siam tutti qui sull'autobus seduti ed assonnati 
corron con poca voglia gli ultimi arrivati 
ognuno prende posto in fondo al suo cantone 
si chiude in un silenzio che è fatto di oppressione 
e gli operai sull'autobus son pronti per partire 
le donne i vecchi e i giovani son stanchi di aspettare.
Svoltato il primo angolo il sole ci colpisce 
la luce cambia i visi e gli occhi ci ferisce 
e sembra che le bocche non vogliano parlare 
che stare in quel silenzio sia un fatto naturale 
lento cammina l'autobus il viaggio è cominciato 
ed il parlare è un fatto che sembra sia vietato.
Ma certo non è vero, Maria non può tacere 
si arma di un sorriso che non sa trattenere 
e parla a poco a poco con chi le sta più accanto 
e poi alza la voce: ora il silenzio è infranto 
viaggia più allegro l'autobus quasi avesse capito 
il muro del silenzio è stato demolito.
Siam tutti un po' sorpresi colpiti svergognati 
come se a quel silenzio fossimo rassegnati 
la maschera del viso si scioglie come cera 
la nostra faccia adesso diventa quella vera 
spedito imbocca l'autobus strade sempre più grandi 
e porta all'apertura del cuore dei viaggianti.
Le idee prendono forma, ti escono dai denti 
e vanno a stuzzicare le orecchie dei presenti 
si parla del lavoro, del misero salario 
dei furti e degli abusi che compie il propietario 
e l'autobus si ferma, raccoglie facce nuove 
dal fondo della mente qualcosa ora si muove
Ed è arrivata a tutti la voglia di parlare 
assieme alla certezza che adesso si può fare 
e l'allegria sorprende i pigri ad origliare 
che anche se non parlano restano ad ascoltare 
l'autista è come noi, parla con il vicino 
è nuovo in questo giorno l'autobus del mattino.
Le donne i vecchi e i giovani non dico son già uniti 
ma è come se lo fossero di più ogni minuto 
perchè in ogni sillaba che rovesciamo a imbuto 
c'è dentro sempre un unico identico nemico 
ognuno adesso parla di sè con il vicino 
è un unico pensiero l'autobus del mattino
Il prezzo della carne, la misera pensione 
i figli sulla strada della televisione 
e dei disoccupati e della repressione 
gli affitti delle case, un'altra occupazione 
e l'autobus ribolle di giusta ribellione 
si parla dei soprusi compiuti dal padrone.
E se ne va il silenzio, parliamo forte tutti 
la colpa è del governo, "massa di farabutti" 
ci esplode dal di dentro la voglia di cambiare 
insieme alla certezza che adesso si può fare 
l'autobus ora è vita, il sole è entusiasmante 
che bel mattino è questo: domani sarà raggiante! 

COSE 
(A.Borghi - P.A.Bertoli) 

Corre verso il terminale il treno 
nella notte due stelle solitarie 
indicano rotte binarie 
e i cavalli mordono il freno
Ho conosciuto il tempo delle viole 
da sul ciliegio i fiori 
sono caduti sui falsi amori 
di un'infanzia trascorsa al sole
Un vento caldo ha spazzato la valle 
nell'estate che una donna 
con più nomi di Madonna 
ha percorso poi volgendomi le spalle
Gli eventi preannunciati dai profeti 
reclinano la testa 
e il giorno della festa 
rimane dentro agli occhi dei poeti
Ma ancora nella notte una candela 
e ancora il navigante vuol partire 
perchè chi spera è l'ultimo a morire 
e il sole già si sfuma nella vela
Gli eroi che nelle storie dei miei avi 
parlavano ad un cuore 
di un bimbo sognatore 
hanno affogato coi pirati le loro navi
Tutte le sfumature dei contorni 
hanno segnato il viso 
e un morbido sorriso 
è diventato il ghigno dei miei giorni
Ma ancora nella notte una candela 
e ancora il navigante vuol partire 
perchè chi spera è l'ultimo a morire 
e il sole già si sfuma nella vela. 

FILASTROCCA A MOTORE 
(M.Dieci - P.A.Bertoli) 
Poi l'auto fu spinta per l'ultimo tratto di strada da fare 
rimase lì ferma e quelli che sanno al vanno a guardare 
un tempo lontano aveva portato schiavisti e gerarchi 
poi nella vecchiaia restava a giocare coi bimbi nei parchi 
nessuno la odiava ma in fondo le stavano tutti alla larga 
poi fu trasformata e vecchia rimase soltanto la targa. 

La usarono ancora la misero a vendere stoffe ai mercati 
salì sopra i monti andò dentro ai fiumi viaggiò in mezzo ai prati 
poi perse dei pezzi qualcuno aggiustò quello che si poteva 
cambiò ancora mano e giunse in città che la neve cadeva 
il nuovo padrone la andava a trovare e poi la puliva 
oliava il motore, a volte l'avviava ma non ci saliva. 

A volte è importante sapere che conti, che vali qualcosa 
ma essere niente è come un marito a cui manca la sposa 
e l'auto soffriva ma tutti pensavano fosse contenta 
del resto capire è un fatto difficile e a volte spaventa 
così chi guardava pensava che è comodo stare in pensione 
godere il riposo e farsi servire da tante persone. 

Il tempo passava scomparve l'inverno, tornò primavera 
e poi un mattino la misero in moto andando alla fiera 
e in mezzo alle altre così tra i rottami del tempo già usato 
fu preda all'angoscia e desiderò d'esser morta in passato 
a sera tornando un camion sbandò la investì sul davanti 
strappò quasi tutto, fu il vecchio chassis che salvò gli occupanti 

E mentre moriva schiacciata dal peso di quella motrice 
sul nastro d'asfalto allora scoprì d'esser quasi felice. 

SCOPPIO' UN SORRISO 
(P.A.Bertoli) 

Raccolgo i nostri giorni tutti uguali 
le albe dall'odore di caffè 
i nostri baci lucidi puntuali 
il gesto di dormire insieme a te 
il ritmo antico e nuovo dei giornali 
la giacca abbandonata sul sofà 
e sopra alle disgrazie nazionali 
tua madre che discute con papà
Scoppiò un sorriso e illuminò 
i volti della solitudine 
un'alba nuova dichiarò 
la guerra contro l'abitudine
La schiavitù feroce degli orari 
la giacca arrotolata nei paltò 
il tram che si trascina sui binari 
un uomo che sonnecchia come può 
il chiasso che accompagna gli scolari 
comincia un turno dopo finirà 
il tram la sera luce dei fanali 
un giorno è morto dentro la città
Scoppiò un sorriso e illuminò 
i volti della solitudine 
un'alba nuova dichiarò 
la guerra contro l'abitudine
Le ferie nelle industrie balneari 
il cinema la pizza la TV 
gli uffici la piscina gli ospedali 
le date che ricordi solo tu 
il frigo i compleanni le cambiali 
un caro vecchio amico che tornò 
e tra i litigi e i fatti più normali 
un figlio l'automobile e un comò
Scoppiò un sorriso e illuminò 
i volti della solitudine 
un'alba nuova dichiarò 
la guerra contro l'abitudine
Un passo che consuma i marciapiedi 
il nostro tempo passa e se ne va 
e giorno dopo giorno tu ti chiedi 
se quello che volevi è questo qua
Scoppiò un sorriso e illuminò 
i volti della solitudine 
un'alba nuova dichiarò 
la guerra contro l'abitudine 

SROTOLANDO PAROLE 
(B.Marro - P.A.Bertoli) 

Il sole traccia trappole di luce, arabeschi di colori 
le case dei guardiani della mente sono piene di valori 
srotolando le parole 
scoppiano frontiere di calore 
mentre sui mondi di pellicola sostano tutte le navi 
e sulle piazze del presente c'è il mercato degli schiavi. 

Il tempo degli errori si è concluso e non mi sento di tornare 
sotto le macerie del passato c'è ben poco da salvare 
io che ho cercato di comprendere 
io che ancora non mi voglio arrendere 
io che ho creduto nelle favole e sono rimasto da solo 
sono sicuro solamente che a sbagliare sono loro. 

Nell'alba nata male ammalata di ricordi 
di ciechi che volevano vedere, di cervelli nati sordi 
sulle miserie stese al sole 
lanciavano torrenti di parole 
di discussioni interminabili, di libri messi al posto dei cannoni 
e di giochi intellettuali senza senso e senza fine e condizioni. 

Così che combattendo con discorsi troppo grandi da capire 
avendo come pubblico quei pochi che potevano sentire 
contrabbandando la ragione 
hanno creato solo confusione 
solo un passato da comprendere e adesso tutto è tutto da rifare 
e l'unica speranza che rimane è che non debbano tornare. 

La vita lentamente ha dipanato i suoi sentieri 
confuso le mie strade con le altre, i domani con i ieri 
io che ho cercato un altro tempo 
io che sono sempre contro vento 
io che non cerco di nascondermi e urlo davanti alla porta 
rimango fermo qui a pensare che la vita non è morta