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Paolo Pedrieri redattore musicale di Azione Nonviolenta Articolo scritto per il numero di novembre 2002 di Azione Nonviolenta La notizia ha colto di sorpresa non solo me: il 7 ottobre Pierangelo Bertoli, a poco più di un mese dal sessantesimo compleanno, ha smesso di cantare fra di noi. Restano le sue canzoni a farci compagnia. Come l’anima dei poeti cantata da Charles Trenet, che vive nelle loro parole che risuonano per le vie, così le sue canzoni, come il vento che soffia ancora e “spruzza l’acqua alle navi sulla prora sussurra canzoni tra le foglie bacia i fiori li bacia e non li coglie sfiora le campagne accarezza sui fianchi le montagne scompiglia le donne fra i capelli corre a gara in volo con gli uccelli”.. Ci lascia più di 220 canzoni in 22 album, le prime scritte a 23 anni con una chitarra ricevuta in regalo. Forse ne riscopriremo tante che ci erano sfuggite, piene dell’energia che ha messo in tutto quello che ha vissuto. Costretto in carrozzina dalla poliomielite e per questo emarginato per anni dalla tv, ha cercato di vivere una vita normale: “ Mi è andata bene. – diceva in una recente intervista - Avevo un fisico ‘stortignato’ dalla metà in giù ma molto forte. E l’ho trattato malissimo: ho faticato e fumato troppo, guidato tanto, fino a 800 chilometri al giorno per 300 giorni all’anno. Oggi il corpo mi dà e con ragione, qualche segnale di stanchezza…” Uno spot televisivo della “Lega per l’emancipazione dell’handicappato” gli ha anche permesso di vincere un Telegatto. Papà di 4 figli, cantastorie senza peli sulla lingua pronto a lanciare messaggi immediati e genuini per l’emancipazione popolare, contro gli ingabbiamenti, le disonestà e i falsi moralismi, ha attraversato esperienze politiche e artistiche su svariati fronti: dai comizi in musica con Dario Fo alle Feste dell’Unità anni sessanta, all’esperienza amministrativa al Comune di Sassuolo, al grande palcoscenico di Sanremo dove ha portato con “Italia d’oro” una delle prime denunce di Tangentopoli. E’ stato l’apripista verso avventure musicali sempre più importanti per personaggi come Fiorella Mannoia che ha duettato con lui in “Pescatore”, per i Tazenda, portati sempre a Sanremo con “Spunta la luna dal monte”, per Ligabue che, ancora sconosciuto, si è visto incidere due canzoni da Pierangelo. L’ho incontrato
alcune volte e lo ricordo sempre disponibile e voglioso di ragionare
sulla musica ‘impegnata’ e su tutti i meccanismi che entrano in
gioco quando si mette in moto l’organizzazione del mondo dello
spettacolo collegata a obiettivi sociali e politici, in particolare
in una lunga chiacchierata a Cervia nell’estate 1988. Della guerra ha
cantato ricollegandosi alla tradizione popolare, attraverso la
storia delle vittime, per affermare la voglia di riscatto
dell’uomo di fronte alla sua parte peggiore: “Soldato
ignoto che riposi nell’Afganistan / in Palestina tra i silenzi dei
boschi in Vietnam / dentro ai Balcani nelle antiche città
dell’Iraq / per l’interesse che cuore non ha l’alba non ti
sveglierà/ (…)Al scender della sera l’ombra della libertà
/ innalza una preghiere a tutta l’Umanità
/ fai che riposi in pace il figlio che non ritornò
/ manda i potenti a morire per noi risparmia i figli tuoi”
(“Valzer lento”). La nonviolenza? Non ne abbiamo mai parlato e, per quel che mi risulta, immagino non fosse un persuaso al 100%. In “Non vincono”, scritta pensando al golpe di Pinochet in Cile, raffigura con grande efficacia la mobilitazione popolare:”se oggi nessuno ha timbrato è perché non serviva / e nelle galere ha portato chiunque reagiva / peccato che il tempo sia stato fissato da loro / invece che nascere prima dal nostro lavoro / Il prossimo fuoco sarà ravvivato da noi / nel posto nel tempo e nel modo fissato da noi / nessuno potrà soffocarlo diventerà immenso / mi sembra già di vederlo se solo ci penso / non vincono non vinceranno non hanno domani / la forza è nel puntello impugnato da oneste fortissime mani”. Forse quel ‘puntello’ non era esattamente la nonviolenza, ma noi possiamo pensarla così, certi che oggi anche lui sarà d’accordo: quel puntello è la nonviolenza pronta a entrare nel varco della storia… Lo ricorderò sempre per una canzone che mi ha aiutato più di una volta a non abbandonare definitivamente uno spazio creativo nella mia vita: “E allora con la falce taglio il filo della luna / la musica mi sembra più vicina / e prendo a pugni e schiaffi la tristezza e la sfortuna / e cerco di tornare come prima”(“La fatica”). |