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Simone Rinaldini
Mi ritengo una persona fortuna per aver avuto l'onore di conoscere
personalmente Pierangelo Bertoli.
Non ho la presunzione di considerarmi un amico, ma nemmeno la
vergogna di ammettere che non ho
vissuto la sua conoscenza con il timore riverenziale di un
ragazzino che entra nella casa di una star:
per me è sempre stato, prima di tutto, il padre di due miei
amici.
Un padre come tutti gli altri, con i
difetti di tutti e i pregi di pochi, insomma innanzitutto, un uomo.
La sua musica la ascoltavo da
bambino, per la passione di mia madre, ma soltanto ultimamente ho
cominciato ad apprezzare il suo
lato artistico. Di note ne ha messe insieme tante, a volte sembra
soltanto per il gusto di far polemica,
altre per gridare al mondo intero quello che un uomo come lui non
può tenersi dentro.
Talvolta si dice
che nella vita ne capitano di cotte e di crude; beh, io ritengo che
a Pierangelo Bertoli ne siano capitate
soltanto di crude, mentre le cotte se le è costruite da solo, dal
nulla, con la forza e la tenacia che lo
caratterizzano. Questo è quello che, a mio parere, trasmette la
musica di Bertoli, questo è quello in
cui crede la gente che la vita l'ha tirata su mattone dopo
mattone.
Le dimenticanze nei suoi confronti
o le mancanze di rispetto alla sua memoria, non significano che non
sia stato un protagonista nella
vita, significano soltanto che l'ipocrisia la fa da padrona anche
nel mondo della musica, dove oramai
conta più lo spettacolo che non il sentimento.
Pierangelo Bertoli ha spaventato, ha stracciato le
regole, ha sconvolto la quotidianità del mondo musicale. Per
questo è stato snobbato, perchè
purtroppo in un mondo governato da piccolo uomini, anche un grande
uomo rischia di essere
emarginato perchè diverso.
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