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Un emiliano tragico non è un vero emiliano

Manlio Montalbano

Caro Marco, ti affido questi brevi pensieri sul nuovo libro di Domenico Mangiardi, pensieri che ho sentito il bisogno di esprimere.
Spero, se lo ritieni opportuno, che possano trovar posto in qualche rubrica e, magari, sollecitare altre persone a dire la propria.


Passeggiando per il centro di Catania sono entrato in una libreria e curiosando tra i diversi reparti sono stato ben lieto di trovare il nuovo lavoro di Domenico Mangiardi. Già prima di comperarlo, in libreria stessa, non ho potuto far a meno di sfogliarlo attentamente e di leggere alcuni dei capitoli!!!
Mi sembra si tratti di una ridefinizione e di un ampliamento del precedente lavoro di Domenico, il cui tratto saliente è, secondo me, il sincero rapporto umano che l'autore ha saputo instaurare con Pierangelo e che gli ha permesso di raccontare in modo semplice, intimo, reale Bertoli artista ed uomo.
Come già ho fatto appena ho saputo dell'esistenza del libro "I certi momenti", mi sento di dovere ancora  esprimere a Domenico un sentito ringraziamento per il suo lavoro e per la passione, la pazienza la dedizione con cui lo ha portato a compimento. Prima dell'uscita de " I certi momenti" su Pierangelo non si trovava nulla né nei negozi di dischi né in libreria e si poteva soltanto sperare di recuperare in qualche bancarella il vecchio lavoro di Michele Straniero pubblicato dalla lato side. Da questo punto di vista bisogna dire che i lavori di Domenico Mangiardi colmano un vuoto davvero ingiustificato.
Spero, poi, che questa nuova biografia possa contribuire a rompere il silenzio dei mass-media su Pierangelo e, soprattutto, a far sì che sempre nuove persone possano conoscerlo ed accostarsi al suo lavoro musicale. Vorrei fare una breve riflessione e spero di esprimerla con la dovuta chiarezza. Credo che il modo in cui è nato il lavoro di Mangiardi, il suo interesse per il lavoro discografico di Pierangelo, il rapporto umano che ha instaurato con lui, fungano da ulteriore testimonianza sull'umanità di Bertoli, sulla sua forza e sulla sua disponibilità, sul suo modo di vivere non certo da star, ma da uomo che " con forza caparbia ricerca da sempre domande e risposte" sempre disposto a raccontarsi, dialogare, mettersi in discussione.
Dico per inciso che l'unica cosa con cui non concordo con Domenico è la valutazione dell'album "Gli anni miei" che a mio avviso è molto ricco musicalmente e molto più riuscito di quanto lui non creda.
In ogni caso, ribadisco a Domenico un sentito grazie nella speranza che il suo lavoro possa suscitare l'attenzione e l'interesse che merita.

P.S. : credo anch'io che il titolo ( "Un emiliano tragico non è un vero emiliano") sia perfetto anche se a tutta prima può sembrare un po' spiazzante.


Manlio Montalbano